Come ridurre l’inquinamento… a tavola!

Domanda di Arturo

Mi spiegate il modello della doppia piramide alimentare…

RISPOSTA:

La Barilla Center for Food & Nutrition ha divulgato uno studio sull’impatto ambientale della dieta mediterranea, proponendo il Modello della Doppia Piramide. Questo modello dimostra come i cibi che la dieta mediterranea raccomanda di consumare in quantità maggiori, frutta e verdura, sono gli stessi che hanno un basso impatto sull’ambiente in termini di emissioni di CO2, consumo di acqua e di energie non rinnovabili.

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Nello studio pubblicato su Frontiers Nutrition, la Barilla Center ha analizzato l’impatto ambientale di tre tipi di diete settimanali: vegana, vegetariana e onnivora. Ciascuna delle tre diete tipo prevede lo stesso apporto calorico e le stesse percentuali nutrizionali raccomandate dalla dieta mediterranea (60% di carboidrati, 15% di proteine, 25% di grassi) e, per ogni dieta, è stato valutato l’impatto ambientale prendendo in considerazioni tre parametri fondamentali:

  • Carbon Footprint, che quantifica le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici in termini di quantità di CO2 equivalenti;
  • Water Footprint, calcolato come il volume totale d’acqua dolce consumata per produrre un  tipo specifico  di cibo;
  • Ecological Footprint, un indicatore composito che, impiegando fattori di conversione e equivalenze, misura l’impatto dell’attività umana, considerando i diversi modi in cui si utilizzano le risorse ambientali (terreni coltivati, pascoli, boschi, la pesca), l’energia necessaria per le attività umane per la produzione di un determinato alimento, l’assorbimento di tutti  i rifiuti emessi  e lo  spazio occupato  dalle infrastrutture.

Il risultato della ricerca è che la dieta vegana, la quale si basa sul maggior consumo di prodotti di origine vegetale,  risulta quella con il più basso impatto ambientale per ognuno dei parametri misurati, mentre quella onnivora risulta avere un impatto oltre tre volte superiore.

dieta-vegana-fQuindi,  per una dieta sana e soprattutto ecosostenibile, il consiglio della Barilla Center for Food & Nutrition è quello di mangiare più alimenti di origine vegetale e ridurre il nostro consumo di carne, di prodotti di origine animale e di altri alimenti, come snack e dolci salati che offrono poco in termini di valore nutritivo. Inoltre, limitando l’assunzione di carne animale a solo due volte alla settimana, sarebbe possibile per un individuo ridurre il suo impatto ambientale, generato da consumo di cibo, fino a un terzo. Niente di nuovo sotto il sole dunque. Quello che emerge da questo studio è il consiglio di adottare una dieta mediterranea classica, di cui sono ben noti i benefici per la salute, come la riduzione del rischio di patologie cardiovascolari, metaboliche e del cancro.

Che la dieta mediterranea sia lo stile nutrizionale più corretto lo conferma il fatto che è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ma mangiare sano può bastare a ridurre l’impatto ambientale?

Essere vegani ma metterci ogni giorno alla guida di un SUV fa lievitare di molto il nostro carbon footprint, per non parlare dell’impatto ambientale del trasporto aereo e di quello navale. Possiamo rinunciare alla carne e allo stesso tempo preferire altri mezzi di trasporto? Oltre alla nostra dieta, dovremmo cambiare stile di vita cercando di fare un passo indietro e vedere il mondo nel suo complesso e non limitarci alla piccola porzione che abbiamo la fortuna di abitare. Inoltre, va considerato che le nostre abitudini alimentari dipendono in massima parte dalle offerte del mercato, che ci offre prodotti di origine animale ad un  prezzo notevolmente inferiore rispetto al passato, ma a quale costo? Basta pensare alla deforestazione della Foresta Amazzonica per far spazio alle coltivazioni di soia destinate all’allevamento, con enormi conseguenze ambientali e climatiche che stanno portando all’estinzione di numerose specie animali, come l’orango.

Anche la deforestazione contribuisce ad aumentare la CO2 ambientale, un fattore che, da studi scientifici, dimostra essere correlato all’obesità, la patologia più diffusa nel mondo in questo momento storico.

Quindi, affinché la nostra dieta sia sostenibile, dobbiamo modificare gli allevamenti, le coltivazioni, la caccia e la pesca, ovvero tutte le nostre attività.

Fonti:

http://besport.org/sportmedicina/wp-content/uploads/2012/06/piramidi_alimentari.png

http://www.architetturaecosostenibile.it/images/stories/2015/dieta-vegana-f.jpg

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